Foto di Alberto Spoltore (Facebook)
Conoscere significa guardare, riportare la parte al tutto, per cui la bellezza si mostra nel suo ordito, in cui i dettagli si coniugano con l’armonia del tutto.
Tra i vicoli di Castellaneta è possibile imbattersi nella chiesa settecentesca di Santa Maria dell’Aiuto.
La facciata severa ed elegante si sposa in modo armonico con la doppia rampa che porta all’ingresso chiuso da decenni.
Sulla rampa soggiorna, normalmente, una colonia di gatti, i quali, al momento, sono i veri padroni del luogo. La bellezza della chiesa accoglie improvviso il visitatore in uno spazio ristrettissimo, La chiesa sembra incombere con la sua facciata svettante sulle case basse che le fanno da cornice. Si respira un’aria di abbandono, la grandezza del passato sopravvive in un presente che pare indifferente alla bellezza architettonica e spirituale iscritta nelle belle forme di Santa Maria dell’Ausilio.
Vi è un dettaglio che rischia di sfuggire per gli spazi angusti in cui si mostra: la ringhiera delle due rampe termina con un disegno di notevole bellezza che sopravvive alla ruggine. Al centro della ringhiera di inizio novecento campeggia un ordito iconico di notevole fattura e significato. La bellezza non lascia nulla al caso, utilizza una pluralità di linguaggi per trasmettere la profondità dello spirito, lo invoca e lo conduce a sé. Al centro del grande oculo, quasi una mandorla, un angelo in ginocchio guarda in avanti, in un oltre senza tempo, sembra insegnarci ed indicarci lo sguardo saldo che bisogna tenere verso la dimensione massima senza lasciarci turbare dalle “variabili” del mondo.
La mano destra stringe una corona, sembra la corona della gloria o del martirio, dalla mano sinistra fiorisce un elemento arborescente simbolo di vita eterna. Le ali occupano lo spazio dell’oculo in cui è inserita la figura, ma non totalmente. L’angelo è inginocchiato in segno di obbedienza, la parola obbedire deriva dal latino oboedire, parola che deriva da “ob” (verso, prefisso dal valore intensificativo) e “audire” ascoltare.
L’angelo ascolta, non si inchina per semplice atto di sottomissione, sceglie di guardare e testimoniare l’Altissimo, si dispone per sua volontà verso il creatore. Alla base dell’occhio vi è un putto, intorno all’angelo vi è un quadro in ferro battuto, quasi un tappeto di figure floreali, fastigi e colonnine tra loro in equilibrio. L’angelo appare fermo, mentre le sinuose figure intorno disegnano il loro ordito. Si distinguono chiaramente le spighe di grano e i grappoli d’uva.
La bellezza si coniuga con la realtà terrena. Nella chiesa di Santa Maria d’Ausilio si portavano gli animali, affinché la Madonna aiutasse anche loro.
La beltà del decoro è notevole, in quanto coniuga la complessità delle forme con l’ordito dei significati spirituali.
La bellezza è una delle forme con cui è possibile fendere la realtà mondana e guardare verso la trascendenza con la fiducia di chi sa ascoltare. Un dettaglio secondario, dunque, ma che mostra quanto Castellaneta abbia una grande storia di arte e bellezza da vivere e capire. L’arte non è solo contemplazione veloce, ma vita dello spirito.
Le amministrazioni che verranno avranno il compito, si spera, di non lasciare deperire il cuore antico della città che, mentre si espande, dimentica e lascia inaridire la bellezza che le è stata consegnata e che la città, tutta, ha il dovere di consegnare a chi la abiterà in futuro.
Il primo passo per conservare e difendere il patrimonio artistico è nello sguardo che non si lascia distrarre, in modo da cogliere nel dettaglio la verità dello spirito a cui hanno partecipato artigiani, artisti, semplici uomini e donne che tanto ci hanno donato.
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