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OTELLO: DAPPORTO PORTA A CASTELLANETA LA TRAGEDIA SHAKESPEARIANA

OTELLO: DAPPORTO PORTA A CASTELLANETA LA TRAGEDIA SHAKESPEARIANA OTELLO: DAPPORTO PORTA A CASTELLANETA LA TRAGEDIA SHAKESPEARIANA | © Castellaneta

"Quanto è profondo l'abisso in cui l'uomo può cadere trascinato dalla gelosia?" è il quesito che si porrebbe chiunque assistesse alla rappresentazione in teatro di una delle più famose tragedie del bardo di Stratford, vale a dire "Otello".



Perchè è appunto la tematica di quanto mostruosi si possa diventare una volta catturati dal sentimento di gelosia che Shakespeare ha voluto esporre, intorno al 1603, nello scrivere quest'opera, e che, circa quattrocento anni dopo, Massimo Dapporto ha trattato, con la sua compagnia, al teatro Valentino nella serata del 22 Gennaio.

La trama dell'Otello è tanto celebre quanto semplice: il protagonista, un moro musulmano al servizio della repubblica veneta, viene inviato a Cipro per contrastare le armate dei Turchi assieme al suo luogotenente Cassio, e verrà poi seguito da Desdemona (sua segreta moglie) e dalla sua scorta, Iago, accompagnato a sua volta dalla moglie Emilia.

Iago, invidioso della posizione di Cassio e del successo nella vita di Otello, decide di destituire l'uno e distruggere l'altro architettando una montatura nella quale Desdemona avrebbe tradito Otello con Cassio. La tragedia si compirà con la furia gelosa del protagonista che lo porterà ad uccidere la moglie soffocandola, con la confessione della verità da parte di Emilia (prima complice di Iago) che provocherà la sua morte per la mano fredda del marito, fino all'amaro suicidio di Otello stesso.

Passando allo specifico evento di ieri, la versione della tragedia proposta da Dapporto e i suoi, che vede alla regia Nanni Garella, è caratterizzata da toni altisonanti nella recitazione benché una rivisitazione della sceneggiatura abbia comportato un abbassamento, non sgradito, del bagaglio lessicale dei dialoghi. Infatti, la maniera in cui i vari attori hanno interpretato i propri personaggi è stata molto, anche troppo imponente, finendo spesse volte per risultare pomposa ed esagerata, come, per esempio, nella scena della morte di Emilia.

Un giudizio molto positivo va concesso, però, all'utilizzo delle voci, che gli attori hanno saputo impostare e gestire al meglio per tutta la durata dello spettacolo, senza mai calare di volume e rimanendo sulla soglia dell'udibile, anche perché, com'è giusto che sia, in teatro non si usano i microfoni ad archetto.

L'atmosfera che questo spettacolo ha saputo infondere negli spettatori, anche grazie ad una scenografia scarna, fatta di poche dune di sabbia, uno sfondo celeste scuro e una luce per ricreare il cielo notturno e la luna di Cipro, ha spaziato tra il solenne e la tragicità irreversibile, elementi tipicamente shakespeariani, aggiungendo anche una componente d'ironia e di battute che ha fatto divertire il pubblico.

Nel complesso, dunque, uno spettacolo godibile, con un Dapporto molto in forma e con i protagonisti non da meno; per cui, malgrado le forzature e le esagerazioni prima spiegate, è stata un'interpretazione generale dell'opera degna di nota, che è riuscita a trasmettere lo Shakespeare affascinato dalle bruttezze interiori dell'essere umano come la disfatta spirituale di Otello.

Vanni Spinelli

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