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RIORDINO OSPEDALIERO, A MANDURIA CRESCE LA PROTESTA

RIORDINO OSPEDALIERO, A MANDURIA CRESCE LA PROTESTA RIORDINO OSPEDALIERO, A MANDURIA CRESCE LA PROTESTA | © Castellaneta

I malumori successivi all'approvazione del piano di riordino ospedaliero da parte della Regione Puglia sono tutt'altro che finiti. 



Se, infatti, la mobilitazione (civica e politica) per il presidio ospedaliero di Castellaneta sta osservando un periodo di quiete, dopo il risultato (ancora temporaneo) raggiunto con l'assegnazione del I livello, non si può dire altrettanto per il comune di Martina Franca ma soprattutto per Grottaglie (il cui destino appare il più infausto) e Manduria.

Proprio dal consiglio comunale convocato dal comune di Manduria lo scorso 30 marzo, si apprende come alcuni consiglieri regionali, con in testa l'ex assessore regionale alla Sanità, il martinese Donato Pentassuglia, abbiano lavorato ad un emendamento contenente osservazioni dirette alla Giunta regionale, che sarebbe stato presentato nella riunione della terza commissione avvenuta questa mattina a Bari.

Nel documento, i consiglieri regionali presenti a Manduria, Morgante, Turco, Franzoso, Pentassuglia e Borraccino, hanno sostanzialmente chiesto di modificare la classificazione degli ospedali della provincia di Taranto, cosi come approvata lo scorso febbraio, riconoscendo anche a Manduria e Martina, oltre che a Castellaneta, il I livello. I consiglieri hanno inoltre proposto per ogni singolo presidio ospedaliero importanti modifiche e integrazioni a quanto previsto dal piano: per l'ospedale di Castellaneta è stata richiesta l'attivazione di 8 posti letto per pediatria e 4 per neonatologia, con la conferma poi dei servizi senza posti letto di Anestesia e Rianimazione, Dialisi, Direzione Sanitaria, Farmacia, servizio di Chirurgia e Medicina d'urgenza, Radiodiagnostica, Oculistica, Endoscopia digestiva, ORL e Oncologia.

La delibera, approvata all'unanimità dai consiglieri comunali presenti, che accompagna l'emendamento, parla anche di incongruenze e di non equità nella distribuzione dei posti letto e dei servizi nell'intero territorio Regionale, tirando nuovamente in causa la situazione del reparto di rianimazione e dell'Utic: secondo quanto dichiarato in consiglio e riportato in delibera, la classificazione dell'ospedale di Castellaneta non risponde ai requisiti fissati dal DM 70 e dalla Legge di stabilità in materia di bacino di riferimento, dotazioni strumentali, reparti esistenti che non sarebbero in grado di garantire sicurezza, efficienza ed efficacia.

La costituzione (ma si dovrebbe parlare di riattivazione per Castellaneta, ndr) del reparto di rianimazione, poi, sarebbe stata definita nel documento come uno spreco di denaro pubblico "dovendo costruire ex novo un percorso sanitario già esistente nell'Ospedale di Manduria". Una scelta definita illogica, anche quella di individuare solo tre punti nascita in provincia di Taranto, che sorgono in presidi ospedalieri sprovvisti di Utic e Rianimazione: "i punti nascita devono insistere obbligatoriamente li dove è presente la rianimazione e l'utic, quindi solo Manduria presenta tali caratteristiche" si legge ancora nel documento inviato tra l'altro al presidente Emiliano, al dott. Gorgoni e al presidente della Commissione Sanità.

Fuori da ogni rivendicazione di stampo campanilistico e spinta politica, le ragioni che spingono i comuni penalizzati dal piano di riordino sanitario ad insorgere sono ovviamente comprensibili: garantire ai propri cittadini servizi adeguati. 

Nel frattempo, l'attenzione è tutta su Roma, dove il prossimo 7 aprile il Ministero si pronuncerà sul piano di riordino ospedaliero messo a punto dalle regioni e quindi anche della regione Puglia e non è escluso che i funzionari ministeriali possano richiedere modifiche.

Ora più che mai serve mantenere alta l'attenzione.

Annabella Fuggiano

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