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Sante Notarnicola, poeta ribelle o rivoluzionario?

Sante Notarnicola prima di un'udienza Sante Notarnicola prima di un'udienza © Telefoto Associated Press

C’è un personaggio castellanetano che la settimana prossima verrà ricordato in alcune città italiane e non è Rodolfo Valentino.

Si tratta di Sante Notarnicola che la critica definisce poeta e rivoluzionario, ma che in realtà negli anni ’60 si distinse per il suo operato fuorilegge.

In una sua autobiografia (L’evasione impossibile, Prima edizione Feltrinelli, Milano 1972) Sante racconta il difficile periodo della sua infanzia a Castellaneta dove era nato il 15 dicembre 1938. A Castellaneta “uno di quei paesi agricoli, tipici del sud, né villaggio né città” visse i primi anni tra miseria ed emarginazione sociale mentre suo padre abbandonava la famiglia. Fu sistemato in un istituto per l’infanzia abbandonata da dove uscì a 13 anni per raggiungere la madre nel frattempo emigrata a Torino. Lì l’ambiente frequentato lo portò a una militanza politica dove si nutrivano speranze rivoluzionarie poi più concretamente realizzate, negli anni successivi, con gli “espropri” cioè rapine a mano armata.

Sante Notarnicola non era uno stinco di santo e faceva parte della banda Cavallaro, rapinatori di banche (tra Milano e Torino) il cui obiettivo era quello di accumulare denaro per finanziare future azioni rivoluzionarie.

Dopo l’ennesima sanguinosa rapina (il 25 settembre 1967 al Banco di Napoli di Milano) Notarnicola e il capo Cavallaro furono arrestati e condannati all’ergastolo. Notarnicola era diventato un rapinatore politicizzato e anche in carcere perseverò con la sua attività di ribelle e rivoluzionario partecipando alle lotte carcerarie degli anni ’70 (ma ancora non esistevano le Brigate Rosse).

Nel 1995 gli fu concessa la semilibertà e durante il giorno, per cinque anni, gestì un pub a Bologna “dove si stabilì dal 2000 quando, giunto il fine pena, fu finalmente libero”.

Da allora Notarnicola si è reso protagonista di molti progetti sociali forte di una formazione culturale coltivata in carcere dove aveva studiato, scritto libri e raccolte di poesie di successo, e perciò ricordato in questi giorni a due anni dalla sua morte avvenuta il 22 marzo 2021.

Va ancora ricordato che la vicenda della banda Cavallaro, fino all’ultima sanguinosa rapina di Milano, fu subito ripresa, nel 1968, dal drammatico film “Banditi a Milano” diretto da Carlo Lizzani. Nel film, benché siano palesi i riferimenti ai personaggi reali, i nomi furono modificati per questioni legali, ed il ruolo di Sante Notarnicola fu affidato a Don Backy che era un valido cantante del Clan Celentano.

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