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TE LA DO IO LA VIA APPIA ... DI AURELIO MICCOLI

TE LA DO IO LA VIA APPIA ... DI AURELIO MICCOLI TE LA DO IO LA VIA APPIA ... DI AURELIO MICCOLI | © Castellaneta

L'attualità ci parla nuovamente della via Appia antica, il cui tracciato Roma-Brindisi è stato recentemente ripercorso da un gruppo di studiosi su iniziativa di un importante quotidiano nazionale. Se ne sta parlando molto in questi giorni. Oggi conferenza a Taranto e poi a Laterza. E Castellaneta? Dimenticata.



Eppure il territorio è attraversato per molti chilometri dalla antica strada.
La via Appia antica entra nel territorio di Castellaneta dopo aver lasciato Masseria Candile, in territorio di Laterza, intersecando in direzione sud-est la Statale esistente. Prosegue dunque in discesa verso la Gaudella, lambendo le Masserie Del Vecchio nuova, Maldarizzi, Nicodemo, Val d'Oro e Pagliarone, costeggiando in larga parte la gravina di Santo Stefano. All'incrocio del bivio Gaudella-strada Provinciale 13 il percorso si interra proseguendo verso Masseria Minerva dove continua con una pendenza maggiore, detta "Sgarrupata", attraversando la Lama di Castellaneta e entrando in territorio di Palagianello dove diventa di nuovo riconoscibile in località Camera Forese- Fontana del Fico.

Al tempo dei romani era una grande strada carrabile e per questo detta Regina Viarum (regina delle strade). Lungo il suo percorso vi erano le "mansiones", cioè punti di sosta per il pernottamento dei viaggiatori e per il cambio dei cavalli. La Masseria Candile, in territorio di Laterza, conosciuta come "sub Lupatia" era sicuramente una di queste stazioni . Quasi sicuramente, la successiva "mansio" romana coincideva con Masseria Minerva ( e detta "Ad Canales"). Ma non tutti gli storici concordano su questa ipotesi perché qualcuno ritiene che la "mansio ad Canales" coincidesse con la località di Fontana del Fico (territorio di Palagianello).

Il punto debole della via Appia in questa zona era al confine fra Castellaneta e Palagianello dove la strada attraversava, dopo la discesa della Sgarrupata, la lama grande nella quale si raccoglievano le acque meteoriche del sistema delle gravine castellanetane. E le piogge copiose, soprattutto invernali mettevano in crisi la sede stradale, rendendola spesso impraticabile. Ne sapevano qualcosa i cittadini di Castellaneta che, in direzione Palagiano-Taranto, utilizzavano quel tracciato e per secoli furono angustiati dal cattivo tempo.

Fino al 1836, quando fu costruito il ponte di Santa Colomba, quel viadotto che consente di superare il breve tratto della Gravina grande e collegare i Comuni di Castellaneta e quello di Palagianello. Con il ponte fu realizzata anche la variante del nuovo collegamento dall'abitato del paese fino alla gravina.

Si parlò di una grande modernità giustificata dal fatto che, come recita la Delibera Decurionale del 23 ottobre 1836, "Con tale tratto di strada e ponte gli abitanti tutti si liberano dal cordone delle acque che in tempo di inverno li rende isolati. A nulla vale dire che tale tratto di strada non corrisponde più alla strada Consolare".

Forse avevamo qualcosa da dire anche noi.

Aurelio Miccoli

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