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Ospedale di Mottola, parola all'ex sindaco Pinto

L L'ex sindaco di Mottola Luigi Pinto

È una storia ancora da scrivere quella dell'ospedale "Umberto I" di Mottola. Il sasso nello stagno lanciato da "Non è l'arena", il talk show di La7 condotto da Massimo Giletti, che denunciava il completo inutilizzo della struttura, ha riaperto il dibattito decennale sulle sorti del nosocomio. Una discussione in cui è intervenuto anche Luigi Pinto, sindaco di Mottola per cinque anni e dirigente medico del reparto di Fisiopatologia Respiratoria e Pneumologia dell'ospedale "Miulli" di Acquaviva delle Fonti.

L'ex sindaco ha colto l'occasione per dare il suo contributo, ritenuto doveroso a seguito un mandato da primo cittadino, "ai fini del raggiungimento di una sintesi che faccia giustizia alle nostre aspettative". In breve, Pinto ha ricostruito l'intera attività della sua Giunta, in carica dal 2012 al 2017, nei riguardi della sanità locale, con "continui e stringenti contatti" con Elena Gentile e Donato Pentassuglia, all'epoca assessori regionali alla Sanità, che, come racconta Pinto, inserirono nel piano regionale di riordino la destinazione definitiva dell’ospedale di Mottola: RSSA R1, ossia trattamenti riabilitativi intensivi, oltre a un “hospice” per l’assistenza a pazienti neoplastici terminali.

Effettivamente, questa ipotesi fu confermata da Stefano Rossi, direttore generale dell'Asl di Taranto, che nella relazione di metà mandato, letta ai sindaci della provincia, ne aggiunse un'altra relativa alle cure da somministrare ai pazienti autistici, attive a Mottola già da un anno.

«Svolgemmo anche un consiglio comunale tematico - racconta Pinto -, e anche allora fu richiesta l'istituzione di un centro regionale di ricerca sul cancro. I consiglieri regionali presenti convennero sulla “bontà” della proposta, ma il giorno dopo, a Taranto, alla presenza del presidente Emiliano, gli stessi ritennero “doverosa” la scelta di potenziare altri centri».

Tuttavia, ad oggi sembra imminente l'apertura dell' "hospice" per i pazienti oncologici a Mottola, dove - come afferma Pinto - sono già stati allocati gli arredi. Inoltre, l'ex sindaco ha sottolineato l'attività costante dei servizi ambulatoriali, oltre alla riconversione e alla ristrutturazione dell' "ospedale vecchio", poi riconvertito in RSSA, attualmente funzionante.

Per ultimo, un capito dedicato all'emergenza coronavirus, che secondo il dottor Pinto è il momento più sbagliato "per dare ristoro alle nostre aspettative di riapertura e completo utilizzo della struttura". A tal proposito, l'ex sindaco concorda coi vertici dell'Asl ionica, per i quali Mottola sarebbe inadeguata a sopportare, in questa fase dell'emergenza, gli oneri del reparto oncologico del "Moscati", in quanto sprovvista di strutture di supporto fondamentali. «Va poi considerato - afferma Pinto - che i reparti post-Covid e i reparti oncologici trasferiti avrebbero un carattere di provvisorietà».

«Per questo - afferma Pinto - , ritengo che i risultati ottenuti, sinora sulla carta, dovrebbero indicare la strada da percorrere e l’impegno da profondere unitariamente per raggiungere il risultato. La richiesta da avanzare è quella di attenersi a quanto legiferato dal piano sanitario regionale. Va colta e realizzata immediatamente la costituzione dell' "hospice", unico nella nostra Provincia, all’ "Umberto I". Accontentandoci di considerare per adesso di avere Il bicchiere mezzo pieno».

Inoltre, stando a Pinto, si dovrebbe prestare maggiore attenzione all'RSSA R1, in quanto potrebbe far gola ad altre realtà, pronte a "scipparla", e addio all'incremento occupazionale di circa cento operatori sanitari, tra medici e infermieri e OSS, che la realizzazione di tale opera comporterebbe.

«È importante raggiungere un'unità di intenti e semplificare gli obiettivi se vogliamo finalmente porre fine a questa annosa vicenda di avere un contenitore vuoto e di riempirlo definitivamente di contenuti! Illudere la gente sull’ottenimento di risultati irraggiungibili è poco dignitoso. Non possiamo tornare alla sanità degli sprechi e dei doppioni. Di fronte ad obiettivi concreti e realisti - conclude - vedrete la mia persona in prima fila. Un confronto con le varie istituzioni è impellente e può essere fatto, ma bisogna richiederlo!»

Andrea Carbotti

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