
«Nelle scorse settimane sindaco e giunta, rifiutandosi di dare esecuzione alla sentenza di appello, hanno nominato un nuovo legale e fatto ricorso in Cassazione».
A parlare è Agostino De Bellis. Il consigliere comunale di opposizione, in forza al Movimento 5 Stelle, ripercorre le vicende giudiziarie legate al crollo della palazzina di Viale Verdi (piano penale e giudizi civili per il riconoscimento dei risarcimenti dovuti), puntando il dito contro il modus operandi della Giunta Gugliotti.
«Un ricorso in Cassazione - le parole di De Bellis - che appare palesemente strumentale, pretestuoso, dilatorio e ai limiti della temerarietà. Un ricorso frutto di assurda ostinazione, sconosciuta in altri casi: ad esempio qualche tempo fa, in occasione di una vicenda connessa alla mancata concessione di un pezzo di spiaggia per posa ombrelloni, il Comune rimase inerte, lasciando che fosse liquidato un risarcimento molto consistente.
Il ricorso ora presentato in Cassazione dapprima tenta maldestramente di attribuire il pre-dissesto ai risarcimenti per il crollo. Poi suona come un vergognoso oltraggio alla memoria dei 34 morti, ancora una volta chiamati, pretestuosamente e infondatamente, in causa quali presunti corresponsabili del crollo.
Già in passato un legale nominato dal Comune aveva contestato l’entità di un risarcimento in considerazione dell’età avanzata della vittima.
Quanto poi all’ennesima chiamata in causa del Ministero dell’Interno, oltre che rimettere inutilmente in discussione quanto sancito da sentenze definitive, ci si scorda pure che in merito il Comune ha ricevuto da quel Ministero fondi per circa 10 milioni di euro.
Ma nonostante 10 milioni di euro erogati dal Ministero e 2 dalla Regione - ha aggiunto il Movimento 5 Stelle di Castellaneta - la vicenda non può ritenersi conclusa, così come rimane ingiustificatamente ed incomprensibilmente aperta la questione dell’eredità giacente dell’onorevole Semeraro.
L’ennesimo ricorso in Cassazione produrrà un ulteriore aumento di costi e un giro vorticoso di spese legali a carico del Comune, come nel caso dei suoli PIP2, la ci vicenda, finita in Cassazione per la negligenza di amministratori e tecnici comunali, costerà alla comunità ben 6 milioni di euro, anziché un milione e mezzo, come inizialmente richiesto dai titolari delle aree».
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