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Analisi del voto, le riflessioni di un lettore mottolese

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Come sappiamo, nessuno dei due mottolesi candidati al consiglio regionale siederà nel palazzo di via Gentile a Bari (clicca qui per rileggere la notizia).

A una settimana dal voto, le ultime consultazioni offrono un’infinità di spunti per riflettere con rigore sulla situazione politica e culturale della nostra città, sulle sue prospettive future e sugli errori commessi in passato.

Oggi ospitiamo sulle nostre colonne il commento di un lettore, che ha passato tutte le stagioni politiche e osservato da vicino il profondo cambiamento di Mottola dagli anni Settanta ad oggi. La sua lettera al nostro giornale:

Mottola non è mai riuscita a portare un suo rappresentante in seno al consiglio regionale.

La pandemia, che ha cambiato molte delle abitudini della popolazione mondiale, non ha però scalfito minimamente questo record negativo tutto mottolese.

Dove sta il motivo di questo fallimento? Per qualcuno Mottola non ha mai potuto contare su una figura politica che, per autorevolezza e prestigio, andasse oltre l'ambito prettamente cittadino, pertanto i candidati locali non sono mai riusciti a raccogliere consensi oltre quelli di una parte dei loro concittadini.

Ricordo che da bambino mia madre mi raccontava - non so se per sua conoscenza diretta o per il tramite di altra persona - delle doglianze di un politico di spicco (non so chi fosse né a quale schieramento politico appartenesse) che raccoglieva consensi in più comuni.

Era veramente indignato per il tipo di richieste che gli pervenivano da quei mottolesi che aveva come elettorato e come riferimento a Mottola. Infatti, tutti gli chiedevano un favore a titolo personale (un posto di lavoro, l'accelerazione di una pratica, una pensione di invalidità, una promozione...), ma mai qualcosa per la collettività, per Mottola tutta (una scuola, un miglioramento della viabilità, impianti sportivi, cinema...). Dal racconto di mia madre, il politico in questione doveva essere veramente molto indignato per questo atteggiamento dei suoi elettori mottolesi.

In piazza XX settembre, la piazza principale del paese, c'è il Palazzo Municipale, costruito nel 1887 con facciata in stile neoclassico ma, sulla sua destra, anche un "bellissimo” grattacielo in stile "boom economico”.

Credo che ognuno di quelli che lo hanno voluto, progettato e costruito abbia pensato solo a sé stesso e non alla collettività, a quello che avrebbe potuto significare per Mottola. Beh, oggi la piazza centrale ce la teniamo così com'è...

Mottola aveva una sala cinematografica (e anche teatro) che contava 880 posti. Voluta, costruita e gestita da un non mottolese. Era la sala più grande della provincia tarantina. Oggi quel cine-teatro non esiste più, perché, anche qui, c'è stato qualcuno che ha pensato solo a se stesso e non alla collettività, a quello che avrebbe potuto significare per Mottola; non si è fatto alcuno scrupolo di privarla di un grande contenitore culturale come quello. Oggi al suo posto ci sono dieci appartamenti e garage: ce li teniamo anche questi...

C'era una volta la sala La Pentima e ora non c'è più. C'era una volta un'altra struttura per lo svago: l'Hill's Club (ex sala Notarnicola) e anche questa oggi non c'è più, smembrata in più parti...

Mottola è cambiata: è migliore o peggiore di un tempo? E il merito (o la colpa) di chi è?

Se guardiamo al numero dei residenti, che sono in costante calo, diremmo che è una cittadina in declino, e c'è veramente da scoraggiarsi. Se la si confronta con Massafra, lo scoramento raddoppia.

A Massafra, infatti, c'è stato un incremento: è passata da 31 mila abitanti (2001) a circa 33 mila (2019), secondo i dati Istat. Palagianello e Palagiano conservano più o meno lo stesso numero di abitanti (rispettivamente 7600 e 16000). Come Ginosa (22000) e Laterza (15000). E via via tutti gli altri comuni di questo versante della provincia tarantina. Anche Castellaneta (mal comune, mezzo gaudio?) è in "recessione": i suoi abitanti sono passati da 17400 (2001) a 16700 (2019).

I giovanissimi vanno via e non ritornano (e non hanno torto, se qui per loro non c'è futuro!). Chi si è affermato fuori e potrebbe ritornare non fa nulla per rendere migliore Mottola, mettendo a disposizione della sua città di origine la sua esperienza. Non è un obbligo, è chiaro!

Senza fare nomi (non serve!): ma immaginate se un affermato giornalista, un campione dello sport, un autorevole accademico, uno stimato medico, un industriale di successo, tornassero a Mottola e si spendessero per la collettività?

Ma sì, sogniamo, non ci costa nulla. Sogniamo una Mottola migliore, una Mottola che non si spopola più, una Mottola che riprende a vivere, una Mottola che sfrutta al massimo la sua posizione strategica al centro della Murgia tarantina e della Puglia. Cultura, turismo, agricoltura, enogastronomia: potrebbero essere questi settori il volano dello sviluppo.

Invece, cosa ci aspetta nel fururo? Mah!

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