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CastStory: La scuola delle suore di Ivrea

CastStory: La scuola delle suore di Ivrea CastStory: La scuola delle suore di Ivrea | © n.c.

E’ ancora viva nei sentimenti di molte famiglie castellanetane l’azione educatrice e sociale del gruppo delle suore di Ivrea che animavano a Castellaneta fino al 2010 una sezione della scuola materna ed elementare in quel complesso all’angolo fra viale Verdi e via Jacobellis che tutti conoscevano come “Villaggio del Fanciullo”, ed oggi ospita alcune classi dell’Istituto comprensivo “F. Surico”.

L’attività delle Suore dell’Immacolata Concezione di Ivrea era iniziata a Castellaneta nel 1914, nella casa di Santa Maria del Rifugio, ex convento delle Suore Cappuccine, sita nel centro storico, in via Vittorio Emanuele, in località Porta Grande.

Ne fu promotore il Vescovo dell’epoca, Monsignor Agostino Laera, il quale, essendo stato alunno delle Suore nella casa di Acquaviva delle Fonti, “per un sentimento di profonda gratitudine volle che nella sua Diocesi ci fossero le Suore di Carità dell’Immacolata Concezione d’Ivrea per accudire i bimbi e la gioventù”. Per questo scopo riscattò un antico convento di clausura, da tempo abbandonato e privo di ogni conforto.

Inizialmente alle suore di Ivrea fu affidato il funzionamento dell’Asilo Infantile gratuito; alla retribuzione del personale insegnante e direttivo provvedeva direttamente il Vescovo. Quando quest’ultimo riuscì ad ottenere, nella casa di Castellaneta, la presenza di alcune suore diplomate, si attivò una scuola elementare privata e gratuita.

Suor Lorenza Verga prima e suor Teresa Trevisani poi, in qualità di Superiore, si distinsero, all’inizio dell’attività, per lo spirito di sacrificio non comune teso soprattutto a migliorare l’abitabilità di ambienti sgangherati, poco accoglienti e privi di arredi. Grazie all’abnegazione delle suore, l’attività didattica andò avanti per molti decenni e l’Istituto di Santa Maria diventò il punto di riferimento delle famiglie castellanetane interessate a dare all’educazione dei propri figli anche valori religiosi.

Soltanto nel 1961 le suore di Ivrea, per decisione concordata con il Vescovo Monsignor Nicola Riezzo, lasciarono il vecchio ed oscuro convento di Santa Maria per trasferirsi al cosiddetto “Villaggio del Fanciullo”.

Un complesso che era sorto nel 1950 per iniziativa di don Giovanni Nardelli, allora parroco della chiesa di san Michele, il quale su un suolo in località Sargella, alla periferia occidentale del paese, riuscì con il concorso dei fedeli ad edificare un locale per riunioni corredato da un ampio e spazioso cortile dove i giovani dell’Azione Cattolica potessero vivere i loro momenti di svago.

Successivamente lo stesso don Giovanni, diventato Vicario generale, donò al Vescovo i locali del complesso per adattarli alle attività scolastiche delle suore. Si costruì una nuova ala con cinque aule, un ampio corridoio e servizi vari.

Nell’estate del 1961, a lavori completati, le suore vi si trasferirono insieme con tutto l’arredamento scolastico e si prepararono ad iniziare il nuovo anno tra non poche difficoltà. La prima delle quali era la posizione periferica del nuovo istituto: le famiglie avevano forti perplessità a far avventurare i propri figli fino all’estrema periferia. E tuttavia la fiducia nell’attività didattica delle suore convinse tutti: il 27 settembre 1961 le Suore di Ivrea lasciarono definitivamente il vecchio convento di Santa Maria che le aveva ospitate per più di 40 anni.

Poi (nel 1963) la scuola divenne parificata e crebbe sempre di più fino a contenere cinque classi elementari e due sezioni di scuola materna.

La presenza delle suore fu integrata da personale docente laico, diretto dalla Superiora, portando avanti l’attività di insegnamento e di educazione con la stessa abnegazione. Una vera fucina educativa basata su valori sociali e religiosi, puntando anche sull’eccellenza dello studio delle lingue straniere e successivamente dell’informatica, completando l’educazione formativa con il sostegno delle attività ludiche e motorie.

C’è chi ricorda i tempi pioneristici di suor Silvestra, generosa e disponibile sempre nell’accoglienza e nell’amministrazione, ma anche le scrupolose insegnanti suor Emma, suor Michele, suor Carla e suor Angelica. A suo modo ciascuna dava il proprio contributo nell’attività didattica. Così come suor Giulia, suor Antonia, suor Grazia e suor Gianfranca. Poi vennero suor Rosa, suor Vita (Moro) e suor Pia mentre suor Gemma curava l’amministrazione. Ma sopra di tutte spiccavano il carattere, la sagacia e il carisma di suor Vita Leone, chiamata già dall’inizio ad assumere il ruolo di Superiora e sempre riconfermata nello stesso ruolo.

Poi, complice la diminuzione anagrafica di nuovi nati, la sopravvivenza della scuola diventò difficile e non bastò più l’abnegazione delle religiose della comunità di Castellaneta, che pure garantivano con il loro lavoro la gestione didattica e amministrativa dell’attività. E tutto finì.

Aurelio Miccoli

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