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CastStory: La complessa storia dell'orto del principe

CastStory: La complessa storia dell CastStory: La complessa storia dell'orto del principe | © n.c.

Piazza Principe di Napoli, meglio conosciuta come piazza Municipio, occupa uno spazio che per secoli si è chiamato Orto del Principe.

Un appezzamento di terreno appena fuori la Porta Grande (di fianco alla chiesa di San Michele), proprietà privata della famiglia De Mari, mercanti genovesi che vivevano solitamente a Napoli, ma anche feudatari del nostro paese dal lontano 1665.

Nel 1806, con l’arrivo in Italia di Napoleone, fu promulgata la legge di eversione della feudalità, un provvedimento che rispondeva ad una effettiva esigenza di rinnovamento delle antiche strutture socio-politiche.I diritti dei feudatari non furono più riconosciuti e le nostre città cessarono di avere padroni. Rimaneva però salva la proprietà privata dei feudatari e per questo i discendenti dei De Mari rimasero proprietari fino alla fine dell’Ottocento dell’Orto del Principe, un’area che nel frattempo aveva acquistato un notevole valore di posizione perché la città, uscita dalla stretta recinzione delle mura, si sviluppava sul nuovo asse viario di via Roma, allora via del Commercio.

Il sindaco Mauro Perrone ebbe, nel 1891, l’idea di realizzarvi la nuova scuola elementare perché convinto che “per l’edificio scolastico si debba prescegliere una delle migliori località che se non sia perfettamente centrale oggi, possa almeno divenire tale nel giro di pochi anni. Questi requisiti si riscontrano nel largo di San Michele, di proprietà del Marchese Mari, attiguo a quello della Fontana e circondato dai migliori fabbricati che si abbia a Castellaneta”.

La trattativa per l’acquisto, condotta dal Perrone, fu lunga perché il De Mari, nel 1888, pretendeva una somma (21.000 lire)troppo alta. Alla fine del secolo si trovò l’accordoper la somma di lire 10.088,25. Ma quando il Comune entrò nella disponibilità del terreno gli amministratori avevano cambiato idea decidendo di costruire il nuovo edificio scolastico in località Sargella e riavviando l’iter progettuale. La nuova considerazione fu che quella piazza era troppo preziosa e troppo centrale per destinarla a scuola elementare con un progetto (pronto per essere realizzato) che tra l’altro la occupava completamente.

Per questo motivo su quell’area comunale fu autorizzata l’edificazione precaria del teatro Costa: una costruzione in legno, ampia, fornita di palchi e destinata soprattutto alle rappresentazioni liriche. Ma non ebbe molta fortuna e fu demolita durante la prima guerra mondiale.

Quel terreno diventò poi lo spazio per erigere un monumento ai caduti fortemente voluto da un “Comitato del Monumento ai caduti dell’ultima guerra”. La costruzione fu deliberata il 7 ottobre 1922 su provvedimento di un Commissario Prefettizio. Qualche anno più tardi si deliberò(in quello slargo) l’istituzione di un“Parco della Rimembranza come istituzione educativa delle generazioni venture, sia come dovere verso i caduti, e sia infine come attestazione di italianità, ritenuto infine che tale omaggio riesce anche d’abbellimento e di risanamento per la piazza ampia in cui sarà il parco creato, che è la prima che si incontra venendo dalla stazione in paese, intorno al monumento ai caduti già eretto”. E furono piantati tanti alberi di pino quanti erano i caduti (pare fossero 128), occupando tutta la piazza e legando ad ogni albero il nome di un caduto.

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