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CastStory: I vescovi e le strade cittadine - Seconda parte

CastStory: I vescovi e le strade cittadine - Seconda parte CastStory: I vescovi e le strade cittadine - Seconda parte | © n.c.

Parlavamo dunque di vescovi e strade cittadine. Quando fu completata la lottizzazione a valle di viale Verdi (anni ’70) le nuove strade (secondarie) ebbero nuove intitolazioni. Due di esse dedicate a due vescovi del ‘900.

Via monsignor Agostino Laera è una strada sottoposta a viale Verdi e incrocia via Manzoni (anche qui non ci sono targhe ma c’è una nota pescheria).

Laera fu vescovo a Castellaneta dal 1910 al 1931 quando lasciò per dimissioni dopo ventuno anni di episcopato. Come ci racconta monsignor Buttiglione nella sua preziosa monografia sui vescovi castellantani (Novecento anni di storia, 1981) l’uomo era di indole positiva, umile e caritatevole. Come vescovo fu fermo e animato ma non era facile governare i suoi dipendenti spesso indisciplinati. Chiese per motivi di salute di essere sollevato dal peso della diocesi e nel 1931 fu accontentato. Se ne tornò ad Acquaviva conservando però perennemente l’affetto e la riconoscenza dei suoi diocesani che non dimenticarono mai la sua azione di teologo, in un lungo episcopato in anni difficili nei quali si parlava di soppressione della sede vescovile.

Infine via monsignor Francesco Potenza che va da via Manzoni a via Fabio Filzi.

Monsignor Potenza, vescovo dal 1931 al 1958, fu il successore immediato di monsignor Laera. Veniva da Nardò dove aveva la carica di arciprete parroco della locale Cattedrale. Per 26 anni fu presule fattivo e lungimirante, riportando tutti sulla via della fede e della carità. Innanzitutto ridette vita al Seminario (1932) costruendo addirittura una nuova ala per soprelevazione. Poi fu fautore nel 1938 del "Congresso Eucaristico Diocesano" che ebbe grande partecipazione di quasi tutto l’episcopato pugliese e di altri vescovi lontani.

Animato da grande devozione mariana dedicò quasi tutte le nuove parrocchie al nome di Maria. Figura imponente, paterno ed affidabile, conquistava tutti con un eloquio semplice. Attraverso un impegno serio e organico in tutti i settori della vita ecclesiale puntò a migliorare la catechesi, le vocazioni sacerdotali, l’azione cattolica, le confraternite e la liturgia in genere. A molti sembrò l’avanzare di una nuova era che con dinamismo metteva da parte tradizioni obsolete. Fu capace di autorità nel governo della Diocesi, conducendo all’opposto una vita austera, quasi eremitica: appariva raramente in pubblico ed era capace di digiunare con astinenza assoluta in due giorni settimanali. Nei giorni dell’armistizio (1943) dimostrò prontezza decisionale quando a Castellaneta la lotta diventò serrata e sanguinosa, Seminario ed Episcopio divennero infermerie e la Cattedrale coperta da feretri delle non poche vittime.

CastStory: I vescovi e le strade cittadine - Prima parte

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