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CastStory: San Giuseppe e la confraternita

CastStory: San Giuseppe e la confraternita CastStory: San Giuseppe e la confraternita | © n.c.

Un ritorno alle origini quello della confraternita di san Francesco da Paola che ha recentemente stabilito il proprio oratorio (previo accordo con gli eredi della famiglia Sarapo) nella chiesa gentilizia di san Giuseppe a via Carrare.

Era già accaduto all’inizio del XX secolo che la confraternita avesse eletto come oratorio la chiesa in questione. Successe quando dovette lasciare la chiesa di san Michele, già concessa per decreto vescovile dal 1874, dal momento che era diventata la seconda parrocchia cittadina. Era l’estate del 1902.

Nella nuova sede di san Giuseppe dunque i confratelli si adunarono per la prima volta il 21 dicembre 1902, fino al 1959 quando, auspice il novello padre spirituale don Sante Casella, la Confraternita elesse a proprio oratorio la chiesa gentilizia di santa Caterina da Bologna.

Nell’anno che il Papa ha dedicato a san Giuseppe, un gradito ritorno con cui si auspicano tutti i benefici di una positiva frequentazione, tra i quali la costante manutenzione di un bene storico-artistico che, pur essendo di natura privata, abbiamo il dovere di salvaguardare e valorizzare.

Ricordo a tutti, ma forse lo sapete già, che la chiesa di S.Giuseppe fu fondata nel 1728 per volontà testamentaria del canonico Angelo Sarapo.

Fu il figlio di sua sorella, Vito Oronzo Gentile Sarapo, che venne chiamato ad eseguire le volontà del defunto. Egli ne curò la costruzione, la sua dotazione di arredi liturgici e di opere d’arte, tanto che poco tempo dopo il vescovo Bonaventura Blasio, il 20 giugno 1730, la benedì.

La chiesa è più propriamente dedicata al transito di san Giuseppe, cioè la morte, come testimonia la pala d’altare inquadrata da due colonne corinzie.

Nel dipinto, di scuola pugliese della prima metà del secolo XVIII, forse una delle numerose repliche da Corrado Giaquinto, il momento della morte è pittoricamente evidenziato con l’uso di tonalità spente sul corpo del santo che è assistito dalla Vergine e dal figlio.

In attesa di un corposo restauro (perché l’opera denuncia una condizione davvero precaria) promosso, è un auspicio, da iniziative della confraternita attualmente retta dal priore Franco Risola e guidata dal padre spirituale don Mauro Ranaldi.

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