Nel territorio di Castellaneta esistono anche siti archeologici assegnabili alla facies culturale della Peucezia, di cui rappresentavamo l’estremità occidentale.
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Gli insediamenti peuceti, nella Puglia centrale, erano costituiti da una successione di borghi collinari fortificati, indipendenti gli uni dagli altri, ma unificati dal sistema stradale esistente.
Nella porzione occidentale facevano capo all’insediamento di Monte Sannace (Gioia del Colle) lungo la linea dell’altopiano murgiano (Masseria del Porto, collina della Castelluccia tra Murgia Giovinazzi e Murgia san Francesco) e finivano in località Montecamplo, con quella che poteva essere - per dirla con il Mastrobuono - la sentinella più avanzata degli indigeni della Peucezia, destinata a vigilare la piana sottostante, aperta verso il mar Jonio.
In questo percorso è compresa la collina di Monterotondo, un vero e proprio mistero.
Un sito dalla prorompente forza ambientale, una collina modellata con il compasso, sulla sommità della quale ci si imbatte in “un sistema di tombe terragne che fanno da contorno ad un tumulo dolmenico a sistema plurimo”, situazione che già negli anni ‘80 veniva così segnalata dalla professoressa Maria Carla Cassone che allora dirigeva un gruppo culturale (S.A.A.S) che animava il dibattito e la ricerca sul campo, con la prestigiosa consulenza scientifica dello stesso dottor Enrico Mastrobuono.
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