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CastStory: Sant'Antonio, un santo benvoluto

CastStory: Sant CastStory: Sant'Antonio, un santo benvoluto | © n.c.

Alzi la mano chi non ricorda la ricorrenza onomastica di sant’Antonio: il 13 giugno.

Un santo venerato con devozione anche dalla comunità castellanetana la quale, prima che la pandemia sconvolgesse gli appuntamenti di tutti, gli riservava una festa rionale, quasi alla stregua dei festeggiamenti dei santi patroni.

Il culto di sant’Antonio (nato a Lisbona e morto a Padova) qui a Castellaneta è antico. Già venerato dai francescani nel Quattrocento (allora si chiamavano Osservanti), fu rilanciato dai Riformati (seguaci della Riforma francescana) a partire dal secondo quarto del Seicento.

I Riformati e con loro i fedeli credenti, vedevano in lui e ne apprezzavano i fondamentali aspetti della vita religiosa e cioè da un lato la cultura e la predicazione e dall’altro le doti taumaturgiche.

Il compimento di atti miracolosi (taumaturgici) è stato sempre un dato particolarmente sensibile di venerazione insieme alla richiesta di benedizioni, di protezione per un vivere sereno.

Nell’antica chiesa dei francescani (ora Frati Minori) non poteva mancare un altare dedicato al nostro santo. Il terzo nella navata di sinistra dove, nella nicchia centrale, è collocata la statua del santo che regge il Bambino. Opera di scuola napoletana, realizzata in legno intagliato.

Molto impegnativa e ammirevole la macchina lignea che decora l’altare (opera di frate Giuseppe da Soleto, seconda metà del secolo XVII) arricchita dai soliti motivi floreali.

Realizzata in legno una vera struttura architettonica, a tre partite con quattro colonne per due terzi a fusto liscio, sostenute da un corposo basamento decorato a formelle.

Intorno alla nicchia del santo, tra il tripudio di trabeazioni architettoniche, quattro altre piccole nicchie a conchiglia allineate a due a due, che dovevano contenere statue ma ora sono vuote.

Infine, nell’imponente baldacchino superiore, una targa a ricordare che si tratta di un altare privilegiato.

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