
Il 15 settembre si è tenuta in Castellaneta la processione dell’Addolorata.
Il culto dell’Addolorata fu introdotto nel calendario liturgico da Papa Pio VII nel 1814. Il dolore austero dell’Addolorata ha attraversato la cittadina, è stata accolta dagli sguardi dei fedeli e dei curiosi. Il pallido incarnato e lo sguardo rivolto verso l’alto dell’Addolorata incarnano il dolore di ogni essere umano dinanzi al mistero della morte. Il pugnale che le attraversa il petto, è l’immagine della pietà che fiorisce dal dolore e “ringiovanisce” il mondo.
La processione è catartica, ognuno vive e rivive la propria condizione umana, il dolore è una fessura che apre ad altre dimensioni. L’Addolorata è bimondana: i neri paludamenti ci parlano del nostro dolore, ma lo sguardo rivolto verso l’alto e verso il Cristo pendente dalla croce è già vittoria sulla morte.
Non è casuale che l’Addolorata sia stata prima oggetto di culto nella chiesa di San Giovanni al Muricello, dove è custodita dalla confraternita dell’Addolorata, e poi è stata poi trasferita in forma privata nella chiesa di San Domenico, dove si è tenuto il triduo. Le sue braccia aperte in un gesto di materno amore hanno accolto la cittadinanza.
Lo spostamento spaziale non è solo un semplice passaggio di luoghi, ma è la sacralizzazione dello spazio, il quale per ritrovare il suo senso necessita di essere vissuto, pensato e ridisegnato nella forma della fede.
Le processioni non sono rare a Castellaneta, decodificarle come semplice folklore è un errore. Esse sono la pubblica condivisione di una storia di fede e comunità che consentono di sentirsi parte di una storia da “vivere”.
La civiltà di una comunità non si misura in prodotto interno lordo, ma nella capacità di vivere pubblicamente una comune educazione sentimentale. La processione dell’Addolorata, come le altre, è veicolo positivo d’imitazione mimetica, insegna ad “ascoltare” e a “rispondere” al comune dolore.
Non si può non ringraziare coloro che donano il loro tempo, affinché non si estingua una storia di fede che si materializza nel quotidiano. La confraternita dell’Addolorata ha sostenuto il restauro tenuto da Giovanni Boraccesi nel 2019. La storia è costituita dalla microstoria che nell’insieme ricostruisce il tessuto storico generale.
I processi empatici che si pongono in atto al passaggio dell’Addolorata, restano e sono portati nel quotidiano di ciascuno. Le processioni sono la forma più alta di educazione sentimentale immediata di cui una comunità può usufruire. Esse non sono riproducibili in nessun luogo, nessuna industria del turismo di qualsiasi continente potrà riprodurre le nostre processioni. Esse appartengono alla storia di un popolo, per cui sono l’identità vissuta di una comunità senza la quale una comunità decade a luogo anonimo. In un momento storico inquietante, le processioni hanno un valore altissimo, contribuiscono alla crescita civile di una comunità, non sono solo esperienza di fede.
Le processioni sono oggetto di pregiudizio laicista e scientista, la loro presenza dimostra la forza etica e spirituale di una comunità capace di guardare al proprio futuro senza dimenticare il proprio passato da vivere nel presente.
Salvatore Antonio Bravo
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