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NON C'È PIÙ NIENTE DA RIDERE? E ALLORA MI DIMETTO!

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Mi dimetto! Rinuncio a ViViCastellaneta, all'editoriale e a tutta la compagnia cantante.



Questa città è troppo per me! Volevo essere serio ma non troppo, raccontare con leggerezza le storie di questo allegro paese abbarbicato alla gravina come Alfredino alle casse audio dell'anfiteatro, ma non ci riesco più. Castellaneta è oltre ogni mia capacità. Sono convinto che anche Ennio Flaiano avrebbe avuto difficoltà a farci su due righe.

Immaginatevi il braccio destro di Fellini a fare i conti con un "ospedale fantasma" e con una strada per il mare che d'estate puntualmente si risveglia e ingoia auto e feriti: ci avrebbe provato, avrebbe abbozzato qualcosa ma avrebbe finito anche lui per dire "basta". Certo, io sto a Flaiano come Gugliotti sta ad Einaudi e qualche esponente del centrosinistra (fate voi, tanto è uguale) sta a Berlinguer; la difficoltà a scherzarci su, però, c'è e bisogna considerarla.

A me non viene più da ridere, quindi. E se non posso sghignazzare liberamente che senso ha stare ancora qui a mandare avanti questa gabbia di matti?

Come faccio a scherzare sulle sorti dell'ospedale, ad esempio? Lo stanno smantellando, ve ne sarete accorti... Qualcuno ha fatto il preciso dicendomi "non chiudono i reparti, li declassano solamente per eliminare i primari". Bene, vi metto di fronte ad un quesito: un giornale senza direttore è ancora un giornale (giusto per parlare di cose che conosco bene)? Nel caso di ViViCastellaneta, magari, non lo era nemmeno prima...

La mia sensazione, purtroppo, è che ci stiamo lasciando prendere troppo dalla razionalità. Da quella sua particolare sfumatura, soprattutto, in grado di trovare una giustificazione a qualsiasi cosa. Smantellare lentamente l'ospedale, quindi, assume senso se alla base c'è un ragionamento sui tetti di spesa e sul numero di operatori e posti letto. Chi se ne frega, poi, se tutto questo incide la carne delle persone. È proprio vero, soprattutto per la politica: chi rifiuta il sogno deve masturbarsi con la realtà.

Che, ahinoi, finisce per superare la fantasia. La provinciale 13, ad esempio, vi pare materia con cui scherzare? Sono 20 anni che parliamo di ammodernarla, i Romani fecero prima con la via Appia... Qualcuno ha continuato a fare il preciso dicendomi "gli uffici ci stanno lavorando ma le pratiche degli espropri, la soprintendenza, la copertura economica...". Bene, il giochino mi piace e ve lo ripropongo un quesito: perché, allora, i soldi per decine di campagne per la sicurezza stradale si trovano sempre e, soprattutto, immediatamente?

La verita è che l'Italia è un popolo di santi, di poeti, di navigatori ma soprattutto di nipoti e di cognati. E a me questo non fa ridere per niente. Quella strada continua a far danni, ad ogni kilometro, ma basta dire che "ci stiamo lavorando" per declassare (anche qui!) la ciclicità degli incidenti a "fatalità".

Mi dimetto, quindi, perché a me viene da piangere ed un titolo per una rubrica strappalacrime non riuscirei proprio ad inventarmelo. D'altronde, come molti intorno a me, nelle istituzioni, dietro le tastiere e per strada, ho poche idee ma confuse!

Francesco Tanzarella

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