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IL FUTURO DEL CENTRO STORICO? PLEXIGLAS E MANSARDE…

IL FUTURO DEL CENTRO STORICO? PLEXIGLAS E MANSARDE… IL FUTURO DEL CENTRO STORICO? PLEXIGLAS E MANSARDE… | © n.c.

Niente frittata d'asparagi, ieri: ho preferito le pietre del centro storico a quelle della gravina.



Le chiesette riaperte grazie all'impegno dei volontari del Fai, infatti, erano troppo invitanti. In almeno un paio non ci mettevo piede da decenni e ne ho approfittato per rinfrescarmi la memoria; anche e soprattutto per far scoprire a mia moglie, castellanetana d'adozione, questi piccoli gioielli altrimenti sconosciuti.

Lo dico onestamente: mi aspettavo dei ruderi umidi e maleodoranti di muffa. Il tempo, invece, è riuscito a rendere ancora più belli questi semplici manufatti; che non possono competere con la maestosità della cattedrale o di altre chiese dall'evidente pregio artistico, certo, ma raccontano l'equilibrio con il quale nei secoli i nostri avi hanno urbanizzato un aspro colle affacciato sul nulla.

E nulla è anche ciò che abbiamo conservato di quello spirito. Se la passeggiata nel centro storico la fate con un po' di attenzione e alzando gli occhi al cielo, infatti, vi accorgerete che tutta 'sta celebrazione sulla rinascita del luogo, sul ripopolamento, sulla ritrovata coscienza civica e storica è una gigantesca foglia di fico.

Salvo, ovviamente, le rare e ottime eccezioni. La mia condanna senza appello, però, è per tutti quelli che acquistando anche solo uno strapuntino dentro le antiche mura, sono riusciti a fare peggio dell'incuria. Le mie prove? Sono al limite tra il cattivo gusto e l'illegalità: sopraelevazioni, finestroni apparsi dal nulla, tettoie in plexiglas, vetro e acciaio, tegole da baita, porte blindate da condominio, intonaci psichedelici.

Ma un po' di sano buon gusto esiste? Ed esiste ancora qualcuno che controlli il rispetto delle regole all'interno del centro storico? Sì, qualcuno che si preoccupi di verificare se sul terrazzo di un palazzo sia possibile costruire una mansarda, ad esempio.

Ho pensato che gli stessi che hanno compiuto questi scempi, ieri, gonfiavano il petto alla vista di tante persone affascinate dal nostro centro storico. Magari si crogiolavano nel pensiero di aver creduto nella sua rinascita prima degli altri, salvo poi tornare nelle loro case vintage-kitsch.

Non voglio esagerare ma in una giornata segnata dalla riflessione sulla legalità, grazie soprattutto all'impegno di chi ha portato la sua testimonianza nel corteo di Palagiano, sia giusto pensare a quanta legalità mettiamo in tutto ciò che facciamo. Perché la civiltà, che con legalità non fa semplicemente rima, si costruisce con mattoni di foggia differente, anche rispettando i luoghi e la storia.

Volete degli esempi? Visitate il campanile della cattedrale, restituito alla dignità che merita senza invaderne la bellezza e poi fate pochi passi per vedere in che stato giace quello che avrebbe dovuto essere un albergo con tanto di ristorante in vico Cozzariello. Se la memoria non mi inganna, quest'ultimo fu posto sotto sequestro per l'orribile struttura in legno e vetro che fu appiccicata in maniera posticcia ad un palazzo che per secoli si era affacciato in uno dei punti più belli della gravina: col senno di poi ha fatto scuola!

Ecco, quando parlavo dell'equilibrio dei nostri avi pensavo proprio a questo: hanno costruito con la consapevolezza di consegnarci un patrimonio fatto di bellezze che nemmeno il tempo avrebbe intaccato. Le stesse che i ragazzi delle nostre scuole, ieri, hanno raccontato riempiendoci di orgoglio.

Tra trecento anni, però, i pronipoti di quei ragazzi di cosa parleranno?

Francesco Tanzarella

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